Dal 10 al 12 maggio il Teatro Duse di Bologna ospiterà la seconda edizione di "Circo Massimo Experiment IV", il progetto artistico curato dal coreografo Fabrizio Favale, che si inserisce all’interno della rassegna “Giornate di danza contemporanea”.
Giunge alla sua seconda edizione Circo Massimo Experiment IV, progetto artistico curato dal coreografo Fabrizio Favale, in scena dal 10 al 12 maggio al Teatro Duse di Bologna.
Le tre serate di spettacoli, performate nello specifico nel ridotto DUSEpiccolo per soli 80 spettatori, vedono l’alternarsi di quattro coreografi di fama nazionale e internazionale, che si esibiranno sul palcoscenico in una serie di lavori molto differenti tra loro, simbolo di una ricerca coreutica contemporanea unica nel suo genere. I protagonisti sono: Simona Bertozzi, Tilman O’Donnell, Ioannis Mandafounis e Caterina Basso, ai quali si aggiunge anche lo stesso coreografo “padrone di casa”, Fabrizio Favale.
SECONDA EDIZIONE | EXPERIMENT IV
Circo Massimo è un progetto di danza unico nel suo genere, di alta complessità e impatto emotivo, a cui partecipano i talenti più virtuosi della nuova coreografia internazionale.
Questa seconda edizione muove da una totale apertura al fare artistico da parte di coreografi locali e internazionali, che, attraverso assoli o collaborazioni/contaminazioni, possono sviluppare la loro creazione, senza limiti.
I PROTAGONISTI
Fabrizio Favale si forma all’American Dance Festival, nel 1996 riceve come danzatore il “premio della critica come miglior danzatore italiano dell’anno” e nel 2011 la “Medaglia del Presidente della Repubblica al talento coreografico italiano”. Nel 1999 fonda la compagnia Le Supplici. I suoi lavori sono attualmente invitati alla Biennale de la Danse de Lyon e al Théâtre National de Chaillot, Paris.
Caterina Basso dal 2009 inizia a collaborare come interprete e co-autrice con Ambra Senatore, ora direttrice del Centre Chorégraphique National de Nantes. Nel 2013 crea il suo primo assolo Il volume com’era, che ottiene il premio Miglior solo XX Mas Danza. Il suo secondo assolo Un minimo distacco debutta al Festival Inteatro di Polverigi nel 2016.
Simona Bertozzi, coreografa e danzatrice, nei suoi lavori coniuga la trasfigurazione del codice tecnico con riferimenti concettuali e iconografici tratti dalle arti visive, dall’ambito filosofico e antropologico. Presenta le sue produzioni in Italia e all’estero, ha preso parte a Romaeuropa, Biennale Danza Venezia, Aerowaves Londra, Tanec Praha Praga, Masdanza Spagna, Intradance Mosca, Festival Edimburgo.
Tilman O’Donnell, americano di Boston, nel Massachusetts. Si è formato al National Ballet School in Toronto, Canada e ha lavorato per The Göteborg Ballet, Staatstheater Saarbrücken, Cullberg Ballet e The Forsythe Company. Tilman debutta come coreografo nel 2002 e da allora i suoi lavori sono presentati in tutta Europa e in Canada ricevendo numerosi premi per la coreografia.
Ioannis Mandafounis è stato membro del Gothenburg Opera Ballet, the Nederlands Dans Theater II e della Forsythe Company dal 2005 al 2009. Nel 2007 avvia la collaborazione con Fabrice Mazliah con cui realizza lavori co-prodotti fra gli altri da Forsythe Company. Nel 2015 riceve il Swiss Dance Awards nella categoria Outstanding Male Dancer.
IL PROGRAMMA
Nell’ordine, il programma dell’intero progetto artistico prevede la messinscena di: We two – how long we were foll’d di Simona Bertozzi, Untitled di Tilman O’Donnell, Experiment 0 di Ioannis Mandafounis ed Experiment I di Caterina Basso il 10 maggio; Un minimo distacco di Caterina Basso, One one one di Ioannis Mandafounis, Experiment II di Tilman O’Donnell ed Experiment III di Simona Bertozzi l’11 maggio; e, infine, per il 12 maggio tutti e quattro gli artisti ospiti presentano una propria creazione denominata Experiment IV, alla quale – come in tutte le altre serate – segue Gong, ultima produzione firmata da Favale e dalla sua compagnia Le Supplici.
Nei tre giorni di programmazione gli artisti invitati saranno presenti in teatro, liberi di decidere come gestire questo tempo e questo spazio. Agli artisti viene data carta bianca, una sorta di spazio che ognuno disegna e attrezza secondo il proprio sentire, utilizzando sia lavori esistenti che inventati per l’occasione: il focus di una piccola personale e al tempo stesso l’incontro con l’altro.